mercoledì 12 giugno 2013

Dragomir Stoynev: Nessuna decisione sul rilancio del progetto per la centrale nucleare di Belene
Non è stata presa alcuna decisione politica per rilanciare il progetto della centrale nucleare di Belene. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia e dell’Energia, Dragomir Stoynev, secondo cui nelle casse dello stato non ci sono abbastanza soldi per la costruzione della centrale. “Il precedente governo ha firmato un paio di annessi che hanno reso più complicati i lavori di realizzazione della centrale. Il progetto è stato fermato e ne è seguita una rivendicazione russa. Ci siamo rivolti ad uno studio legale di alto profilo per difenderci e le cose saranno decise in tribunale”, ha detto Stoynev in un’intervista all’emittente televisiva BTv. “Purtroppo, o fortunatamente per alcune persone, l’Assemblea nazionale ha deciso di congelare il progetto”, ha aggiunto il ministro, il quale tuttavia non ha escluso che il progetto possa essere ripreso una volta che verrà effettuata una nuova analisi tecnica. La scorsa settimana l’azienda di stato russa Rosatom ha annunciato che potrebbe ritirare la sua richiesta di risarcimento pari ad 1,25 miliardi di euro nei confronti della Compagnia nazionale dell’elettricità bulgara (NEK) se il nuovo governo bulgaro decidesse di riprendere in considerazione il progetto della centrale nucleare di Belene. Questo è emerso durante un incontro a Sofia fra il ministro Stoynev e il vice ministro dell’Energia russo, Anatoliy Yanovsky. Il governo dell’ex premier Boyko Borissov annullò la costruzione della centrale di Belene nel marzo 2012, considerando il progetto economicamente non fattibile. Il contratto per la costruzione della centrale, firmato nel 2006 tra il governo bulgaro guidato da Stanishev e la società russa Atomstroyexport, prevedeva un costo iniziale pari a poco meno di quattro miliardi di euro, aumentato nel corso degli anni. Per questo motivo le trattative sono state portate avanti per lungo tempo, sino a che il governo ha deciso di porre fine al progetto poiché ritenuto economicamente impraticabile. Rosatom, società controllante di Atomstroyexport, ha intentato una causa per oltre un miliardo di euro contro la NEK presso il Tribunale di arbitrato di Parigi come un risarcimento per l’annullamento del progetto.

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