Anche se la notizia ha poco risalto sui media europei, da oltre cinque mesi, circa 160 giorni, si svolgono quasi quotidianamente in Bulgaria grandi manifestazioni e cortei di protesta contro il governo di Plamen Oresharski, in carica dall’inizio di giugno. Nelle ultime settimane, la contestazione è stata rilanciata dagli studenti di Sofia che da un mese hanno occupato l’università e che, ieri, mercoledì 20 novembre, hanno imbracciato fucili e pistole di cartone marciando fino alla sede del Parlamento.
I manifestanti, partendo da tre diversi punti della capitale, hanno bloccato i principali incroci del centro, ma non ci sono stati scontri violenti - o notizie di feriti – né con la polizia in tenuta antisommossa né con un centinaio di persone incappucciate che si erano riunite a sostegno del governo.
Gli studenti chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni: denunciano la corruzione della politica, la diffusione nel paese della criminalità organizzata, la gestione non trasparente dei servizi pubblici e l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. La loro protesta si è unita ieri a quella dei sindacati, delle migliaia di lavoratori del settore pubblico e dei tassisti che sono scesi in piazza. Tutti chiedono al governo una serie di misure contro la povertà e migliori condizioni di lavoro.
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