venerdì 11 luglio 2014

Bulgaria a rischio fallimento: gli oligarchi dietro il crac

Cittadini in coda agli sportelli delle banche, messaggi sospetti (e mai confermati) che hanno messo in guardia da un possibile fallimento degli istituti bancari e una guerra tra oligarchi. Il tutto condito dall'immobilismo della politica.
In Bulgaria sembra non placarsi il panico finanziario che ha investito il Paese e che
Lettera43.it ha raccontato sin dalle prime file apparse davanti ai bancomat di Sofia.
L'UE PROMETTE 1,7 MLD. Nonostante lunedì 7 luglio le autorità europee e della Bulgaria abbiano confermato le misure di emergenza per far fronte alla crisi (sono in arrivo circa 1,7 miliardi di euro), nel Paese la paura resta alta. E dopo aver prelevato circa 400 milioni di euro, i correntisti della Corporate Commercial Bank (Ktb), indicata dalla stampa come prossima all'insolvenza, e quelli della First Investment Bank (Fib) sono tornati all'assalto degli sportelli.
PAESE TRA I PIÙ POVERI DELL'UE. Così facendo però stanno mettendo in pericolo la già traballante economia di Sofia. La Bulgaria, non si dimentichi, è uno dei Paesi più poveri dell'Ue con i suoi circa 10 mila euro di reddito procapite all'anno (dati The world factbook Cia riferiti al 2013), che ora si trova al centro dell'attenzione di Russia, Ue e Usa perché si trova sulla via di transito del gas che da Mosca arriva in Occidente.
IL CRAC DEGLI ANNI 90. Otilia Dhand, vicepresidente di Teneo Intelligence, società di consulenza americana nel settore finanziario, ha spiegato al New York Times che «i bulgari sono inclini al panico», perché non hanno dimenticato il crac bancario degli Anni 90. All'epoca il sistema collassò durante il governo di Jean Videnov con la conseguente esplosione dell'inflazione (+311%), il crollo della moneta e il fallimento di una dozzina di banche.
Tuttavia, questa volta dietro la crisi sembra esserci altro.


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