martedì 10 giugno 2014

Bulgaria, «il Paese delle rose»

Un piccolo Paese come la Bulgaria che occupa solo il 2% della superficie dell’Europa, ma con la più vasta area di coltivazione delle rose rispetto ai paesi vicini e lontani, può a buon diritto essere chiamato il “Paese delle rose” e andarne fiero senza timore che il primato e il titolo di merito possa essere usurpato dalla concorrenza. E su questo primato e titolo potrebbe - e dovrebbe - fondare la sua forza di attrazione. Invece…

Invece le rose ci saranno come dicono i dati della produzione, i campi a perdita d’occhio pure, i raccoglitori in azione, il festival delle rose in agenda, ma a fine maggio/inizio giugno in tutta la Valle delle Rose tra Karlovo e Kazanlak questa apoteosi della natura che avremmo immaginato magnifica, appariscente, prepotente addirittura, non gratifica il viaggiatore che percorra quei 70 km (ma 250 da Sofia) per la sua attesa full immersion nel mondo delle rose. Abituati come siamo ad un marketing aggressivo e alla prepotenza di ogni forma di comunicazione, rischiamo così di scavalcare il “ roseto d’Europa” arrivando a fine percorso - Kazanlak appunto – senza aver trovato un cartellone stradale che rassicuri ” qui siete nella Valle delle Rose”, uno striscione all’ingresso della città che annunci il suo festival annuale di inizio giugno.

E’ discreta la Bulgaria e si fa i suoi affari nel business delle rose esportando il 70% della produzione mondiale di olii essenziali. I petali delle rose ben fiorite vengono raccolte a mano (per non distruggere i boccioli) all’alba, nel fitto fogliame degli arbusti fittissimi quando nessuno è in giro, poi quintali di petali insaccati finiscono in piccole aziende di dimensioni poco più che familiari, in distillerie che sembrano bagni tirchi dalla quantità di vapore che vi circola. Ultima tappa il confezionamento di olii preziosi, distillati, prodotti cosmetici. E i pochi turisti che scorrazzano nel Paese vadano pure a crogiolarsi sulle spiagge del Mar Nero o restino ben protetti nel centro storico della capitale dove il profumo delle rose non arriva o meglio arrivano i prodotti già confezionati e pronti per gli scaffali della distribuzione. Pochi saranno così determinati da concedersi il lusso di procedere lenti zigzagando per trovare una distilleria dove capire come accade che con ben 3 kg di petali di rosa rossa di Kazanlak - o addirittura 5 kg della varietà bianca “damascena” raccolti da mani delicate per lo più femminili si estragga un solo grammo di olio essenziale di rosa che vale oro, in senso letterale dato che sul mercato viene pagato intorno ai 6000 €/kg.

continua a leggere qui

Nessun commento:

Posta un commento