Dopo due settimane di occupazione del rettorato, lunedì mattina gli universitari di Sofia hanno alzato la posta: si sono presi tutto l’ateneo, piazzandosi davanti all’ingresso e impedendo al corpo docente e agli amministrativi di entrare. Via tutti.
La decisione di occupare è arrivata dopo che la “marcia della giustizia”, tenutasi nella capitale bulgara domenica e promossa dagli stessi universitari, s’è trasformata in una parata di massa contro il potere. Gli studenti non s’aspettavano che tutta quella gente, migliaia di persone, sfilasse con loro fino davanti al Parlamento, gridando la propria rabbia contro la “transizione rubata”. Già, perché domenica era l’anniversario – il ventiquattresimo – della caduta del comunismo. Un’occasione, secondo gli universitari, con cui rilanciare la protesta anti-governativa e in senso più ampio anti-casta scoppiata lo scorso giugno. Nelle ultime settimane s’era afflosciata, ma rimane comunque sia la più lunga e duratura espressione di dissenso verso una classe dirigente registrata da anni in Europa. Va avanti da più di centocinquanta giorni.
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