martedì 14 maggio 2013

Il baratro della Bulgaria

Le elezioni parlamentari anticipate di domenica scorsa in Bulgaria sono state segnate da un livello record di astensionismo in un paese attraversato da un profondissimo sconforto e da un’ostilità diffusa verso l’intera classe dirigente, prodotti da anni di politiche regressive, messe in atto da tutti gli schieramenti succedutisi al governo. Con il conteggio pressoché ultimato delle schede, il maggior numero di consensi è andato al partito di governo di centro-destra Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (GERB) dell’ex premier Boyko Borisov.

Quest’ultimo si era dimesso a fine febbraio in seguito ad un’ondata di proteste popolari contro il massiccio rincaro dei costi dell’energia elettrica nel paese più povero dell’Unione Europea e, più in generale, contro le durissime misure di austerity messe in atto dietro indicazione degli ambienti finanziari internazionali.

Borisov era stato così rimpiazzato da un esecutivo di transizione, guidato dall’ex membro di GERB diventato “indipendente”, Marin Raykov, ugualmente incapace di rispondere alle richieste dei bulgari che hanno continuato a manifestare nelle principali città del paese.

L’umiliazione patita da Borisov - ex guardia del corpo del dittatore Todor Zhivkov prima del crollo dell’Unione Sovietica - sembrava dover mettere addirittura fine alla sua carriera politica, ma il risultato del voto dell’altro giorno ha decretato il suo ritorno sulla scena a Sofia, anche se non necessariamente alla guida del prossimo governo.

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