Nel 2010 a competere furono Germania e Ungheria, poi Finlandia ed Estonia, infine Francia e Slovacchia. Per l’Italia il match è fissato per il 2019 contro la Bulgaria. Non si tratta di una competizione sportiva, ma delle nazioni dell’UE in gara per il titolo di “Capitale europea della cultura”.
L’iniziativa ha radici lontane. Fu ideata nel giugno 1985 dai ministri della Cultura pro-tempore greco e francese, Merlina Mercouri e Jacques Lang. La stesura iniziale prevedeva che il riconoscimento andasse alle città d’Europa più meritevoli e interessate allo sviluppo di iniziative in grado di avvicinare i cittadini del Continente alla condivisione di valori comuni. Primo fra tutti, la cultura. Così Ravenna, una delle città candidate per il Bel Paese, incontrerà, sabato prossimo, le quattro città bulgare (Sofia, Plovdiv, Varna e Veliko Tarnovo) che si contendono lo stesso titolo. Un gesto di vero fair play. Visto che la città romagnola è la prima tra le finaliste dello stivale a organizzare un incontro di questo tipo.
“Mosaici”, il nome del progetto presentato dalla città italiana con il patrimonio bizantino più prezioso d’Europa. Una metafora per segnare la volontà di creare un network di conoscenza e condivisione culturale di impronta europea. Ma anche un’occasione per cambiare il volto della città, le abitudini e gli impieghi dei suoi abitanti. Come per i paesi dell’Unione che hanno già ospitato l’iniziativa, infatti, i benefici in termini di sviluppo – turistico e quindi economico – promettono di estendersi all’intera regione Emilia Romagna e a tutte le entità territoriali che collaboreranno a rendere concreta l’iniziativa.
Tanto più che i criteri di selezione per aggiudicarsi il titolo di capitale della cultura nel corso degli anni hanno subito alcune modifiche. Sono sì diventati sempre più stringenti, ma hanno anche garantito una scelta più “meritocratica” basandosi sul coordinamento di idee tese a valorizzare nel miglior modo possibile i territori e le risorse dei paesi ospitanti. Dalla data di istituzione del progetto e fino al 2005, la selezione era attribuita ai ministri della Cultura degli stati UE che si riunivano in appositi Consigli.
Nel 2005, il Parlamento europeo e il Consiglio adottarono una Decisione contenente nuovi requisiti e criteri preselettivi. Nella stessa sede fu definito il programma dei paesi che si sarebbero contesi il riconoscimento dal 2007 al 2019. La Bulgaria fu candidata con riserva. Il paese balcanico la sciolse due anni dopo, quando entrò a far parte dell’Ue a pieno titolo. Dallo scorso primo gennaio sono cadute anche le ultime “barriere” previste dal trattato di adesione che limitavano la libera circolazione dei cittadini bulgari entro i confini europei. Non resta che augurarsi che a vincere sia il migliore. E visto che dal 2011 le città che si aggiudicano il titolo sono due, una per ogni stato in gara, comunque vada sarà un successo.
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